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Terre tuderti inespugnabili roccaforti
Secondo una millenaria leggenda Todi venne fondata dai Veii Umbri nel sito dove un'aquila aveva deposto la rozza tovaglia del loro desco: di qui l'arme della città che è appunto un'aquila con le ali spiegate che sorregge tra gli artigli un drappo. Ebbe nome Tuderte, che vuol dire confine, forse per indicare un'ipotetica frontiera con gli insediamenti etruschi lungo il Tevere. Secondo un'altra leggenda Todi venne fondata addirittura da Ercole che qui avrebbe ucciso Caco e si chiamò appunto Eclis da Ercole-Eracle.
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Collevalenza e il Santuario dell'Amore misericordioso
Opera dell'architetto spagnolo Julio Lafuente. La grande chiesa viene consacrata nel 1962. Ed è, qui che qui che nel 1951, il 18 di agosto, per disposizione della Divina Provvidenza, giunse la Rev.ma Madre Speranza Alhama di Gesù con le sue Suore e con i Figli dell'Amore Misericordioso. La costruzione venne eletta a santuario nel 1959 dal vescovo di Todi, Alfonso Maria De Sanctis e fu benedetta con la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1981.
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Negli anni seguenti alla costruzione si aggiunsero nuove edificazioni e la realizzazione delle Piscine, un'impresa titanica, in considerazione del fatto che non c'era acqua corrente e questa doveva essere trasportata da Todi con delle autobotti, quando dopo lunghi lavori di trivellazione finalmente si raggiunsero le falde acquifere, si interpretarono nei segni delle difficoltà sofferte come un'atto di fede dovuto da Madre Speranza e dalla stessa cittadinanza alla volontà divina, che infine ricompensò tutti quegli sforzi con il bene più prezioso. Il Santuario di Collevalenza ancor'oggi è una chiesa che col suo linguaggio quasi contrasta con la serena struttura del convento di Montesanto, verso occidente, nel silenzio delle cui mura si raccolse in preghiera ai primi del '400 San Bernardino. -
I Monti Martani ne fanno da cornice
Dal punto di vista geologico e stratigrafico i Monti Martani sono costituiti da sedimenti marini prevalentemente calcarei, risalenti al periodo che va dal Triassico sommitale al Cenozoico, con sporadici depositi più recenti. La vegetazione è costituita in prevalenza da boschi misti con prevalenza di quercia, da boschi puri di lecci e nelle zone più elevate di faggi. I Martani sono ricchi di grotte, doline e inghiottitoi originati dall'erosione dell'acqua, tra cui l'esempio di maggiore interesse è rappresentato dal Fosso di Pozzale. La stessa acqua, a valle, alimenta numerose sorgenti, alcune delle quali molto rinomate, come la Sangemini, la Fabia, l'Amerino, la Sanfaustino e la Furapane.
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In epoca imperiale divenne "colonia Iulia fida", ma già un secolo prima il suo vasto territorio era stato ascritto alla tribù Clustumina che rese questa terra "splendidissima", mentre l'appellativo di "marzia" le venne dato durante le guerre contro Annibale. Del periodo umbro-etrusco restano alcuni tratti di mura presso Porta Libera, in via Paolo Rolli, in via delle Mura Antiche, in via del Montarone, a Porta Marzia che è tutt'oggi l'elemento architettonico più suggestivo di quel periodo, sormontata da una elegantissima loggia, per essere l'unica rimasta pressoché intatta di quel primo cerchio di mura, essendo ormai soltanto un ricordo nei documenti i nomi delle altre porte: Oxiria, Liminaria, Bovinaria, ecc. Numerosi reperti archeologici sono sparsi invece in molti musei d'ltalia. In epoca romana, ingranditasi la città, vennero costruiti il teatro, nella zona dove, dopo un millennio, sorsero i palazzi comunali, l'anfiteatro, i terapli di Giove, Minerva, Giunone, Marte, le terme ed infine un poderoso secondo cerchio di mura di cui oggi si possono ammirare le porte Libera, di Santa Prassede, delle Milizie o della Catena o di Sam'Antonio, Aurea. Nel 757 Desiderio re dei Longobardi e il papa Paolo I, per mezzo di loro delegati, concordarono i confini dei territorio di Todi, specie verso il versante del ducato di Spoleto. Con Federico Barbarossa, nel 1169, ebbero inizio le fazioni guelfe e ghibelline e con esse le lotte intestine che però non impedirono alla libera città medievale di sottomettere Terni nel 1217 ed Amelia nel 1208 e raggiungere la massima espansione territoriale. Nel 1213 venne eretto, probabilmente sulle vestigia di una più antica residenza dei consoli, il Palazzo del Popolo; nel 1292 il Palazzo del Podestà e Capitano, nel XIV secolo il Palazzo dei Priori, poi del luogotenente pontificio, e del governatore. mentre, dalla parte opposta la piazza era chiusa dalla cattedrale, dedicata all'Annunziata, iniziata al principio del XII secolo.
La città, che vide un capitano del popolo affiancare il podestà nel 1255 e la nascita delle arti e corporazioni, dal 1209 al 1244 si era cinta di un terzo cerchio di mura, quello che attualmente si può ammirare per gran parte del suo percorso che all'origine era di ben quattro chilometri, entro il quale veniva chiusa la nuova struttura urbanisrica medievale, rimasta nella sua estensione quasi inalterata fino agli inizi degli anni settanta e all'espansione edilizia derivata dall'introduzione del nuovo piano regolatore. Al suo interno si sovrapposero dunque tutti gli interventi urbanistici successivi, i più importanti dei quali si verificarono in epoca rinascimentale ad opera principalmente del vescovo Angelo Cesi, cui si deve la Fontana della Rua o Cesia e la via della Piana, ricavata su un tracciato trecentesco. Perduta l'autonomia di libero comune nel 1368, vi si insediarono come signori Malatesta da Rimini. Biordo Michelotti, Ladislao d'Angiò re di Napoii, Braccio Fortebraccio da Montone, Francesco Sforza ed infine, entrata la città definitivamente a far parte dello Stato della Chiesa, il governatore pontificio. Dagli inizi del '400 Todi entrò in un lento periodo di decadimento ravvivato solo dall'ultimo grande sforzo edilizio della prima metà di quel secolo: il completamento dell'insigne tempio di San Fortunato, affidato dal 1414 a Giovanni di Santuccio da Fiorenzuola, ma anche a Bartolomeo Mattioli da Torgiano e a numerosi maestri lapicidi lombardi.
Solo con l'ascesa all'episcopato di Todi del ricordato vescovo Angelo Cesi la città sembrò rifiorire e risollevarsi da una grave depressione demografica successiva alla peste del 1523 che aveva decimato più della metà della sua popolazione. Si abbellì allora di importanti palazzi civili come quello di Viviano degli Atti, forse di Galeazzo Alessi, sulla piazza allora di San Giovanni, oggi Garibaldi, o il palazzo Cesi ai piedi della scalinata del duomo. Intanto fuori della porta di Santa Margherita sorgeva il tempio di Santa Maria della Consolazione, iniziato dal lontano 1508 forse su disegno di Donato Bramante, ma più probabilmente di Antonio da Sangallo e terminate e aperto al culto con solennissima cerimonia dal vescovo Cesi nel 1606, che contemporaneamente aveva promosso la costruzione del tempio del Crocefisso sul lato opposto della città, verso levante. Con la costruzione del palazzo episcopale Todi esaurisce la sua trasformazione urbanistica conservando, come conserva tuttora la fitta rete di suggestivi vicoli stretti e scoscesi nei tre borghi medievali, Ulpiano, Nuovo e di Porta Fratta e nella zona della Valle inferiore detta dei Pontigli per i ponteggi di contenimento delle frane che allora come ora continuamente minacciavano quel versante per quella parte non sorretta dal possente muro semicircolare, arditissima opera di architettura civile romana, citato come esempio del bel costruire da Vitruvio. Una esperienza piacevole è percorrere questi vicoli sui quali si aprono ancora frequenti le porte a tutto sesto delle botteghe artigiane delle ventitre corporazioni medievali di arti e mestieri o si affacciano i resti di chiesette e oratori da quelli eretti o dagli Ordini monastici. Dei numerosi castelli che formavano l'articolato sistema difensivo del vasto territorio, si dice fossero 365, pochi restano intatti e pochi destano emozioni come quello di Montenero immerso ora in una fitta pineta, dal quale si domina tutto il versante meridionale del territorio comunale. Dai muraglioni del parco della Rocca, l'antico Campidoglio di Todi, a 411 metri sul livello del mare è possibile ancora scorgere le vestigia di molti di essi verso i quali si suggeriscono percorsi turistici. Un tiglio allora piantato verdeggia ancora davanti all'ingresso della chiesa sul cui altare, fino all'arrivo delle truppe napoleoniche, fiammeggiava la stupenda Incoronazione della Vergine di Giovanni di Pietro detto lo Spagna, ora nel museo cittadino.